Editoriale | Novembre 2023
Umili come Gesù
A volte si tende a confondere l’umiltà con l’umiliazione. Si pensa che l’umiltà non sia altro che una versione edulcorata dell’umiliazione, o che porti con più facilità a subirla. Altre volte invece si confonde l’umiltà con l’incapacità di riconoscere e promuovere il proprio valore, considerandosi meno importanti, meno degni di attenzione rispetto agli altri. Addirittura l’umiltà può rischiare di passare per falsa, ottenendo l’effetto opposto, quello di mettersi in luce finendo al centro dell’attenzione. Qual è allora il giusto modo di intendere l’umiltà?
Papa Francesco non usa mezzi termini per mettere ordine tra questa confusione di significati: per riconoscere la vera umiltà «c’è un segno, un segnale, l’unico: accettare le umiliazioni. L’umiltà senza umiliazioni non è umiltà. Umile è quell’uomo, quella donna, che è capace di sopportare le umiliazioni come le ha sopportate Gesù, l’umiliato, il grande umiliato». È importante quel «come Gesù», perché se non ci fosse questo termine di paragone tutto ciò che lo precede non avrebbe senso. Ecco allora che, vissuta come Gesù, l’umiltà non nasconde la verità, ma la esalta in mezzo alle umiliazioni; non sminuisce il valore, ma lo fa risplendere; se finisce sotto i riflettori, diventa testimonianza.
Manuela Riondato
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