Le parole della liturgia | Dicembre 2024

L’assemblea celebrante

La Liturgia si realizza pienamente nella sinfonia dei ministeri, in cui ciascuno vive pienamente il suo ruolo e la sua identità. Accanto ai ministri ordinati, a quelli istituiti e a tutti i vari servizi necessari ad una celebrazione, ecco che emerge il volto dell’assemblea celebrante che, unita al suo pastore, forma l’unico corpo di Cristo, morto e risorto.
Nella sua lettera apostolica Desiderio desideravi, Papa Francesco scrive: «Parlando di questo tema (la celebrazione, ndr) siamo portati a pensare che riguardi solo i ministri ordinati che svolgono il servizio della presidenza. In realtà è un atteggiamento che tutti i battezzati sono chiamati a vivere. Penso a tutti i gesti e le parole che appartengono all’assemblea: il radunarsi, l’incedere in processione, lo stare seduti, in piedi, in ginocchio, il cantare, lo stare in silenzio, l’acclamare, il guardare, l’ascoltare. Sono molti modi con i quali l’assemblea, «come un solo uomo» (Neemia 8,1), partecipa alla celebrazione. Compiere tutti insieme lo stesso gesto, parlare tutti insieme ad una sola voce, trasmette ai singoli la forza dell’intera assemblea. È una uniformità che non solo non mortifica ma, al contrario, educa i singoli fedeli a scoprire l’unicità autentica della propria personalità non in atteggiamenti individualistici ma nella consapevolezza di essere un solo corpo. Non si tratta di dover seguire un galateo liturgico: si tratta piuttosto di una “disciplina” che, se osservata con autenticità, ci forma: sono gesti e parole che mettono ordine dentro il nostro mondo interiore facendoci vivere sentimenti, atteggiamenti, comportamenti. Non sono l’enunciazione di un ideale al quale cercare di ispirarci, ma sono un’azione che coinvolge il corpo nella sua totalità, vale a dire nel suo essere unità di anima e di corpo» (DD 51).  

Elide Siviero