Le parole della liturgia | Aprile 2025

Il prefazio

Prefazio vuol dire «parola che viene prima», cioè premessa. Nella Liturgia del Rito romano vi è la caratteristica di avere il Prefazio “mobile”, cioè che varia per ogni Domenica o festa o Tempo liturgico, per questo ne esistono molti. Essi iniziano e terminano in modo stereotipato.
Dopo il dialogo iniziale, il Prefazio prosegue con la lode e l’azione di grazie. Esso è rivolto sempre al Padre e lo celebra con due movimenti vicini, ma differenti: la lode, cioè il Padre è esaltato perché è Dio, quindi una preghiera disinteressata; e l’azione di grazie: si celebra Dio per le sue opere di bontà, si rende grazie.
Il sacerdote, a nome di tutto il popolo santo, glorifica Dio Padre e gli rende grazie per tutta l’opera della salvezza o per qualche suo aspetto particolare, a seconda della diversità del giorno, della festa o del Tempo. È costituito da tre parti: il protocollo, cioè lahttps://it.cathopedia.org/wiki/Prefazio parte iniziale, relativamente variabile, che ha lo scopo di asserire che a Dio Padre, per mezzo di Gesù Cristo, spetta il ringraziamento di tutta la Chiesa. Si apre sempre dicendo: «È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie…»; poi l’embolismo, che vuol dire intercalazione, deriva del greco, embállo inserire, è la parte centrale, sempre variabile, che ha lo scopo di spiegare il motivo per cui a Dio si deve la gloria e il ringraziamento di tutta la Chiesa: «Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria
quando hai mandato tuo Figlio a prendere su di sé la nostra debolezza; in lui nuovo Adamo hai redento l’umanità decaduta» (Prefazio delle Domeniche del Tempo ordinario III). Infine, abbiamo l’escatocollo, da éschatos ultimo, la parte finale, sempre uguale, con il riferimento all’assemblea celeste: ha lo scopo di introdurre il Sanctus che conclude il Prefazio. 

 Elide Siviero