Martedì
24
Giugno 2025
Natività di
S. Giovanni Battista
Luca 1,66
E davvero la mano del Signore
era con lui.
san Teodolfo

Ascolto

 Isaia 49,1-6

Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra».

dal Salmo 138

Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda.

Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie.

Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda.

Meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra.

Atti 13,22-26

In quei giorni, [nella sinagoga di Antiochia di Pisìdia,] Paolo diceva: «Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”. Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele.  Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali». Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».

Luca 1,57-66.80

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.  I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa.
Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome».  Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Medito

Nella nostra famiglia c’è stata una cara nonna di nome Gianna e un nipote si chiama Giovanni. Così questa giornata, nella quale la Chiesa celebra la nascita di Giovanni il Battezzatore (l’unico santo, insieme a Maria, di cui la Chiesa celebri il compleanno) ci porta a ricordi di scambi di auguri di buon onomastico e ritrovi familiari. Quando il Vangelo parla della nascita di un bambino, dice che nei cuori viene generata la gioia, per questo è sempre una buona notizia. Tutto è nuovo, a cominciare dai fatti in casa di Zaccaria ed Elisabetta. Lei, sterile per destino avverso, diventa feconda e capace di dire no ad un nome prestabilito per il figlio, andando contro la consuetudine che vedeva la vita dei padri prolungarsi nei figli, perché il nome del bambino è nuovo, stabilito da Dio.  

Elisabetta diffonde allora il canto e la gioia della nascita tra gli amici e i parenti. Zaccaria, che era rimasto muto, quando incide il nome del figlio “Dono-di Dio”, subito riprende la parola e benedice Dio, e canta il Benedictus, l’inno di chi ritrova la comunione con Dio. Quando Dio entra nella storia degli uomini, nella nostra storia, la riempie e questo accende la lode, la gioia e la meraviglia. Il Signore ci conosce per nome e, fin dal grembo materno, ha per ciascuno di noi un disegno di salvezza. Preghiamo perché ogni nuova creatura sia accettata con gioia, nello stupore di un prodigio che si rinnova dall’alba dei tempi e perché genitori e figli, con il loro esistere e amarsi, diano gloria a Dio e parlino a tutti della sua bontà.  

Un versetto in particolare ci ha colpito perché, da un lato, esprime la naturale perplessità umana di fronte al mistero divino, mentre dall’altro conferma la presenza costante e protettiva della mano del Signore. La domanda «Che sarà mai questo bambino?» risuona come il timore e la curiosità che spesso proviamo quando ci troviamo di fronte a qualcosa di straordinario e incomprensibile. Allo stesso tempo, l’affermazione «E davvero la mano del Signore era con lui» ci ricorda che, nonostante i nostri dubbi e incertezze, c’è sempre un disegno divino che guida e protegge la nostra vita. Questo versetto ci incoraggia a fidarci del piano di Dio anche quando le cose appaiono oscure o misteriose, trovando in esso un’ancora di speranza e un invito a guardare oltre le apparenze. 

Francesca Pescarolo e Filippo Poggio