Domenica
27
Marzo 2022
Quarta di Quaresima C
IV settimana del salterio
Luca 15,25
Il figlio
maggiore
si trovava
nei campi.

Ascolto

Giosuè 5,9.10-12

In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.

dal Salmo 33

Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
 
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. 
 
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

2 Corinzi 5,17-21

Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.

Luca 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Medito

«Paolo, cosa pensi di questo papà?». Mi guarda tra il divertito e lo sfrontato. Suo padre è un imprenditore illuminato di questo nordest che ha ripreso a sgomitare. Sono tre fratelli, una bella famiglia. Certo Paolo è sul pezzo. «Tuo fratello più piccolo qualche anno fa ha fatto i bagagli e se ne è andato con un patrimonio in tasca. Papà l’ha guardato allontanarsi ed è rimasto là, come inebetito, sospeso tra i ricordi e la speranza.

Poi sono stati anni duri e tu ti sei rimboccato le maniche, toccava a te mandare avanti la baracca! Ti sei fatto le ossa in questi anni, il vecchio ti è sempre stato vicino, anche lui non si è mai tirato indietro, ma la storia del piccolo ha solcato il suo viso. Sono anni che non sorride più. Perfino la passione per la montagna che ti lega a papà è diventata difficile da gestire. La scorsa estate avete raggiunto insieme Cima d’Asta e lassù l’hai visto, piegato dalla fatica, guardare lontano. Piangeva. Per non dire di tutte le volte che l’hai trovato sui social alla ricerca di qualche traccia. Ma quel disgraziato non s’è più fatto sentire. Hai odiato tuo fratello per il male che ha fatto alla vostra famiglia.

È sera, cerchi tuo padre in ufficio, ma ti dicono che è tornato a casa prima del solito. Lo raggiungi. Trovi la casa illuminata e dalle finestre vedi muoversi delle persone. C’è tuo padre e, non osi crederlo, anche tuo fratello. Sei troppo stanco per entrare, stamattina eri in aeroporto alle quattro e mezza. Tuo padre ti vede esce ti chiama: “Paolo, almeno un goccio!” ti dice. Non ci credi, papà vuole festeggiare! È felice, quasi non lo riconosci». «È felice perché è tornato il disgraziato!». Fatico a riconoscere la voce di Paolo.

Adriana Tonazzo

Prego