Domenica
11
Agosto 2024
XIX domenica del Tempo
Ordinario – Anno B
III settimana del salterio
Giovanni 6,44
Io lo risusciterò nell’ultimo
giorno.
santa Chiara d’Assisi
san Cassiano

Ascolto

 1 Re 19,4-8

In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve.
Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

dal Salmo 33

Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera. Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia.

Efesini 4,30-5,2

Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione.
Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

Giovanni 6,41-51

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Medito

Stamattina, come spesso capita nelle domeniche in cui non lavoro o non ci sono altre incombenze in famiglia, al risveglio ci siamo ritrovati tutti e quattro sul lettone per un po’ di coccole. Non sempre è un momento idilliaco come si potrebbe immaginare e, non di rado, nascono piccole discussioni o gelosie, soprattutto tra le due piccole di casa: si contendono spazi e tempi con noi genitori.
Quando capita che la piccola occupi prepotentemente il posto migliore accanto a noi, la grande si arrabbia puntualmente e se ne va.  Questa mattina si è nascosta in un angolo della camera, di fianco all’armadio; oltre ad essersi allontanata da una situazione che le piace molto, non ne vuole sapere di ritornarvi, nonostante ci sia nuovamente spazio per entrambe e io cerchi di convincerla promettendole le sue coccole preferite. 

L’emozione che stava provando, certamente lecita, la stava portando a rinunciare a ciò che più le piace e che la fa stare bene. L’unico modo in cui sono riuscito a sbloccare la situazione è stata quella di sedermi accanto a lei e, accarezzandola, cercare di spiegarle che, pur a causa di una reazione che non volevo giudicare, così facendo stava perdendo qualcosa di caro ed importante per lei. Quanto mi interroga il suo comportamento, e quanto mi parla del mio rapporto con Dio di questo periodo della vita in cui emerge con forza che la fede adulta presenta la durezza della coerenza tra credo e vita ed è una continua cura del rapporto con Dio. Nelle occasioni della quotidianità in cui mi capita di lasciarmi andare alla malignità di cui ci parla san Paolo, al parlare dettato dall’ira piuttosto che all’ascolto e al dialogo, al non essere pronto ad aiutare una sorella o un fratello in difficoltà, alla volontà di non perdonare la persona da cui ho ricevuto un torto, mi trovo come la mia bimba, seduto in un angolo, probabilmente simile anche nell’espressione del volto: irremovibile, ostinato e a tratti vuoto. Mi ritrovo fermo, in un atteggiamento che ostacola il riconoscere Cristo «Pane disceso dal cielo», un atteggiamento di effettiva rinuncia all’amore di Dio Padre e a quel cammino che lui ha disegnato per me. 

La genitorialità mi aiuta a comprendere, in maniera che prima mai avrei potuto immaginare, che in queste occasioni Dio mi si fa accanto, si siede vicino a me in quell’angusto angolo tra armadio e muro, offrendomi il suo pane. Sono le domeniche come queste quelle in cui, durante la consacrazione, ripongo in quel pane spezzato la preghiera di consacrare il mio essere cristiano, consapevole che solo quel nutrimento spirituale mi riporta sulla via della salvezza.

Antonio Zago e Claudia Magagni