Domenica
18
Agosto 2024
XX domenica del Tempo
Ordinario – Anno B
IV settimana del salterio
Giovanni 6,55
Perché la mia carne è vero cibo
e il mio sangue vera bevanda.
san Agapito
sant’Elena

Ascolto

Proverbi 9,1-6

La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!».
A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza».

dal Salmo 33

Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino.

Temete il Signore, suoi santi: nulla manca a coloro che lo temono. I leoni sono miseri e affamati, ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Venite, figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timore del Signore. Chi è l’uomo che desidera la vita e ama i giorni in cui vedere il bene?

Custodisci la lingua dal male, le labbra da parole di menzogna. Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, cerca e persegui la pac

Efesini 5,15-20

Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore.
E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

Giovanni 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Medito

Quando eravamo fidanzati, ora tra marito e moglie, spesso con le nostre bimbe, abbiamo usato ed usiamo frasi del tipo: «sei una persona squisita», «la passione per te mi divora», «ti mangerei di baci». In queste espressioni si uniscono in maniera particolare due attività umane che apparentemente sono tra loro lontane: il cibo e l’amore. Il Vangelo di oggi ci ha portato ad analizzare questi momenti per notare che, quando si sente il bisogno di mordere la persona amata, significa che il sentimento che si prova è così forte da non essere in grado di controllarlo. Il desiderio di mordere una guancia, un labbro o un piedino rappresenta una via per controllare il sentimento così intenso che stiamo provando, tanto da sentire la necessità di comunicarlo anche attraverso altri sensi. 

Nel Vangelo continua a ripetersi l’invito di Gesù: «prendete e mangiate». Gesù non mi invita a nutrirmi della sua sapienza, della sua bontà e neppure della sua santità o delle sue qualità divine. Mi invita a nutrirmi della sua carne, della sua umanità, della sua stessa vita. 

In questo atteggiamento incontro un Dio che non chiede, un Dio che dona niente di meno che se stesso. Mangiare è un bisogno primario, alla base delle necessità biologiche degli esseri viventi. Gesù dice che lui è il cibo di cui ho bisogno ed è indispensabile per la mia sopravvivenza; mi invita ad amarlo così tanto da desiderare di mangiarlo. E qual è la caratteristica di ogni cibo che mangio? Esso si trasforma in qualcosa che dà vita, diventa parte concreta della mia carne, non c’è più differenza fra me e lui. Gesù dovrebbe essere accolto così, come un cibo che si trasforma, per diventare tutt’uno con me. Quale amante è così disponibile fino a farsi mangiare? Ma se lo accolgo in me, come potrò non farmi mangiare anch’io? 

Penso inoltre che Gesù non poteva usare parole più convincenti per motivare la nostra partecipazione all’Eucaristia. Ha scelto di farsi cibo come simbolo di condivisione. Da sempre stare assieme alla stessa tavola ha fatto nascere rapporti amorosi, d’amicizia o d’affari. Similmente vivere l’Eucaristia è uscire dalla solitudine, relazionarci con gli altri, sperimentare rapporti di comunione. Gesù mi sprona a fare dell’esperienza di incontro con Dio e tra fratelli un atteggiamento abituale in tutte le espressioni della vita quotidiana. Egli si è dato liberamente per amore, anzi, si è offerto in sacrificio per la salvezza del mondo. Quanto riesco a donare di me stesso, oggi, alle persone che incontro?

Sabrina Bosco e Daniele Frison