Ordinario – Anno C
III settimana del salterio
santa Giuseppina Vannini
Ascolto
1 Samuele 26,2.7-9.12-13.22-23
In quei giorni, Saul si mosse e scese nel deserto di Zif, conducendo con sé tremila uomini scelti d’Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif. Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco, Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno. Abisài disse a Davide: «Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo». Ma Davide disse ad Abisài: «Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?».
Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore. Davide passò dall’altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era una grande distanza tra loro. Davide gridò: «Ecco la lancia del re: passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore».
dal Salmo 102
Il Signore è buono e grande nell’amore.
Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia.
Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe. Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.
1 Corinzi 15,45-49
Fratelli, il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti.
E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.
Luca 6,27-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Medito
Fa riflette il modo in cui agisce Davide, quando il Signore gli mette nelle mani la vita del suo nemico, il re Saul. Nel bel mezzo della guerra, ecco l’occasione per chiuderla definitivamente e assumere la guida del popolo di Israele, al posto di Saul che ha perso la retta via. Esattamente in quel momento, però, Davide comprende una cosa importante: quella storia che Dio ha intrecciato con Saul, per quanto finita male, è pur sempre nelle mani del Signore, l’unico a cui spetta il giudizio. Davide decide, in quel momento, di mettere il Signore davanti al suo desiderio di vittoria. Si tratta di perdono? Non saprei dirlo. Può capitare di essere su tutte le furie con qualcuno e, nel momento in cui ce lo si trova davanti, di percepire che prima della rabbia, dell’incomprensione e del giudizio c’è una persona, con il suo peso, le sue responsabilità, la sua umanità. È riconoscere che c’è un limite oltre il quale da esseri umani diventiamo qualcos’altro, che con l’umanità non ha a che fare.
È con questa chiave di lettura che vorrei provare ad approcciarmi al Vangelo di oggi. Gesù ci mette davanti una serie di “comandamenti” che spiazzerebbero chiunque, ma che dicono tutti un limite da rispettare da una parte, e uno da superare dall’altra. Il limite da rispettare è appunto quello che riconosce il nostro essere nelle mani del Signore: a lui solo spetta la giustizia, a lui spetta il perdono. È il limite che riconosciamo quando ci rendiamo conto che la persona che abbiamo davanti è essa stessa “consacrata”. Il limite che dobbiamo superare è quello del nostro metro personale, nell’amore, nella giustizia, nel perdono. Ma il secondo limite non si può superare se non si impara a rispettare il primo. Le due cose sono profondamente legate.
Chiedo la grazia di saper sempre riconoscere l’umanità che mi sta dinanzi, anche quando è più difficile, e di avere il coraggio di andare oltre quella stessa umanità, perché si riveli in me l’amore di Dio.
L. G.