Le parole della liturgia | Ottobre 2024

Il diacono

La parola greca diakonos, servo, venne utilizzata sin dall’inizio della storia della Chiesa per indicare colui che si poneva nella comunità a servizio del prossimo, in modo autorevole e ufficialmente riconosciuto. Ben presto quella del diacono divenne una vera figura ministeriale, che si affiancò a quella del vescovo e del presbitero. Il diacono esiste per ricordare a tutti che il Cristianesimo è servizio.
Il Messale scrive: «Il diacono, in forza della sacra ordinazione ricevuta, occupa il primo posto dopo il presbitero tra coloro che esercitano un ministero nella celebrazione eucaristica. Infatti il sacro Ordine del diaconato già nella primitiva età apostolica fu tenuto in grande onore nella Chiesa. Nella Messa il diacono ha come ufficio proprio di annunciare il Vangelo e talvolta predicare la parola di Dio, proporre ai fedeli le intenzioni della Preghiera universale, servire il sacerdote, preparare l’altare e prestare servizio alla celebrazione del sacrificio, distribuire ai fedeli l’Eucaristia, specialmente sotto la specie del vino, ed eventualmente indicare al popolo i gesti e gli atteggiamenti da assumere» (OGMR 94). Potremmo dire che il diacono mostra l’inscindibile unione del servizio e della Liturgia: è l’uomo dell’Evangeliario e del calice; della Parola e del sacrificio di amore; ministro per i poveri che trasforma in culto la carità; sempre un passo indietro per celebrare l’umiltà. Il ministero del diacono è sintetizzato dalla Lumen Gentium con la triade “diaconia della liturgia, della predicazione e della carità”, con cui serve «il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio… i diaconi si ricordino del monito di S. Policarpo: Essere misericordiosi, attivi, camminare secondo la verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti» (LG 29). 

Elide Siviero