Le parole della liturgia | Gennaio 2025

L’anafora: la preghiera eucaristica

La preghiera eucaristica è l’elemento originario della Messa. Senza di essa, la Messa sarebbe come un corpo senza cuore. Tutto ciò che precede, Liturgia della parola e Riti offertoriali, e tutto ciò che segue, è rispettivamente preparazione e conseguenza di questa azione di grazie «momento centrale e culminante dell’intera celebrazione» (OGMR 78).
Se la Liturgia della Parola è una sorta di circolarità attorno al sepolcro vuoto di Cristo, rappresentato dall’ambone, dove non c’è lezzo di cadavere, ma profumo di vita, la Liturgia Eucaristica, invece, ha una dinamica completamente diversa: potremmo chiamarla anaforica, cioè elevante, «che porta su». Le prime testimonianze cristiane che ci parlano di questa preghiera, la chiamano semplicemente eucharistia, ringraziamento, ed è per questo che anche il pane e il vino saranno chiamati eucharistia. Successivamente, questo termine sarà utilizzato in modo specialistico solo per il sacramento: era necessario coniare un altro termine per indicare la preghiera eucaristica. In Oriente abbiamo la parola anafora che deriva dal verbo greco ana-phero, innalzare, mandare verso l’alto, offrire. Il significato di questa preghiera è che tutta l’assemblea si unisca con Cristo «nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio» (OGMR 78).
Questa è, quindi, la preghiera di tutti, cioè della Chiesa; i testi sono con il “noi”, ma viene pronunciata solamente dal sacerdote: egli raffigura Cristo che presiede il pasto della Cena. La preghiera eucaristica, però, non è solo il testo eucologico di maggiore importanza di tutta la Messa, ma è anche e soprattutto la sintesi più alta ed espressiva della preghiera cristiana. Essa, per la sua struttura, la sua dinamica e il suo contenuto, rappresenta il microcosmo della preghiera cristiana. 

Elide Siviero