Editoriale | Giugno 2025
Una tavola apparecchiata
«Una tavola apparecchiata. Perché la gioia del sentirsi accolti comincia dal sapersi attesi» (C. Mauri). Ci si conta sempre prima di apparecchiare la tavola, si contano i presenti e gli assenti che devono arrivare; si aggiungono posti, sedie, tavole se serve. Non importa se si è in famiglia, tra amici, in un’occasione di festa o nella ferialità. Quante tavole abbiamo apparecchiato nella nostra vita? Quante ne abbiamo trovate apparecchiate? L’esperienza dell’essere ospiti a tavola rivela il grado di vicinanza tra le persone, l’attenzione, chiede lo spostamento dal proprio centro per esporsi all’altro, l’apertura della condivisione. Essere seduti uno accanto all’altro fa emergere l’umanità che ci accomuna, il bisogno che diventa occasione di incontro, il dono che si rivela atto di giustizia. Forse avremmo bisogno anche di un posto vuoto, per chi ancora non è arrivato a sedersi alla nostra tavola.
Gesù si affida a una tavola imbandita per fare memoria del suo dono di sé. Trasforma la ferialità di un pasto in occasione di salvezza, a cui attingere in abbondanza, giorno dopo giorno. Attorno all’Eucaristia viene alla luce la Chiesa, una comunità di persone che condividono il dono del Risorto. Nel pane spezzato e condiviso si rinnova il senso profondo del prendersi cura, del farsi dono l’uno per l’altro, della vita che si moltiplica quando è offerta.
Manuela Riondato
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